DAL BUIO

Il lavoro di Virginia Farina è stratificato e profondo, procede per livelli, l’artista cuce in uno stretto legame immagini e parole, che fanno corpo unico, si rafforzano a vicenda, dispiegando la veridicità fotografica e la potenza del pensiero poetico.

Le immagini emergono dal buio, disegnate da un filo di luce, prendono forma da qualcosa che è imperscrutabile, in un’atmosfera di misterioso silenzio. Creando una visione così essenziale, così netta, così precisa, l’artista mette a fuoco il darsi e il non darsi dell’esistenza del mondo e delle cose. La visione si intreccia alla parola, creando una circolarità in dialogo, le parole stesse incise sulla superfice fotografica, scalfiscono il buio con il segno della grafia e con il significato della poesia.

La presenza e la limpidezza dei mondi dischiusi da Virginia Farina, richiedono una riflessione. Come spettatori siamo chiamati ad attivare il pensiero e il sentimento. È impossibile restare neutri o distaccati, l’artista ci sollecita a guardare dentro e fuori di noi, come parte di un sé e come parte di un tutto. Ogni dettaglio è essenziale, se guardiamo bene, il singolo e l’umanità sono avvolti dal mistero, tutto si fa mistero intorno a noi: il profumo di un fiore, i primi raggi del sole che dissolvono la nebbia, svelando il paesaggio mattutino, un volto che abbiamo guardato tante volte e che finalmente vediamo, quando le distanze si accorciano, e ciò che prima era familiare ci fa battere il cuore. Tutte quelle volte che la realtà ci sorprende, ci balza davanti mostrando la soglia tra prima e dopo, tra ciò che era e ciò che sarà, allora percepiamo pienamente l’autenticità di queste aperture. Questo è quello che troviamo nelle opere di Virginia Farina, un incessante portarci al confine di quella soglia, un condurci verso uno spazio altro, come a sigillare una trama che ha voci antiche ma prive di patina, perché stanno accadendo ora, nell’incedere incessante di ogni passo, respiro dopo respiro, immagine dopo immagine, parola dopo parola, con una grazia e un’accuratezza tale da non esserne mai sazi.

Siedi con me nell’ombra
prima della luce
non ti offro splendore né grazia
ma uno stare nudo nell’attesa
vigili come se ogni sorsata di cielo
nel petto potesse bastare
a darci tutta la pienezza del giorno
e a renderci sensibili alla resa,
capienti abbastanza
da accogliere tutta la notte
che siamo.

 

A cura di Maria Rapagnetta

Operatrice culturale e storica dell’arte, ideatrice dei laboratori esperienziali “Incontrarsi nell’arte”, finalizzati a creare e diffondere la cultura dell’ascolto di sé attraverso l’opera l’arte.