LE IMMAGINI DI OGNI GIORNO

Cosa rende sacra un’immagine? O meglio ancora, è possibile rappresentare il sacro, renderlo oggetto tangibile almeno per gli occhi?

Tra i due poli dell’icona e dell’iconoclastia il più intimo rapporto con l’immagine si è sempre giocato a partire da queste domande.

Sfuggendo dalla ricerca di una risposta assoluta, spesso possibile solo in funzione ideologica, in “Le immagini di ogni giorno” ho cercato di guardare all’efficacia simbolica delle immagini dall’interno, attraverso una storia a me molto vicina : quella di mia madre. Nella sua, nella nostra casa le immagini sono dappertutto: fotografie e piccole riproduzioni d’opere d’arte che hanno nella loro nuda iconografia tutto il loro senso.

Mescolate alla memoria fotografata in una vita intera, esse si fanno carico del dolore e della speranza, della dimensione più intima e per questo, forse, più sacra di ogni persona. Una dimensione che è, soprattutto, un luogo interiore, non oggettivo e dato una volta per tutte all’esterno, ma relativo e in continuo mutamento.

Come cosa viva.

Come se prima che nell’immagine il senso, la ragione della creazione e della distruzione di ogni visione, fosse nel modo in cui la nostra mente riflette il mondo.